Limen

Questo blog si propone di studiare il linguaggio, in maniera sperimentale e non sistematica-analitica, nei suoi diversi codici che sempre più si intersecano e si confondono, nei suoi differenti registri, stili, nelle sue molteplici funzioni, valenze, usi, sempre più addossate l'una all'altra, premute l'una contro l'altra, sconfinanti l'una nel suo contrario.

Si propone di indagare che cosa siano oggi "senso" e "significato" del linguaggio, perciò ogni senso e significato.

Tenta di incontrare il linguaggio direttamente, senza la mediazione di consunti saperi specialistici, ma con rigore.

Nei suoi valori e nel suo nichilismo.

Nella sua bellezza e nel suo orrore inanimato o anodino.

Nei suoi deserti e nei suoi boschi.

Nella sua confusione, nella sua incertezza, nelle sue derive deformanti sfruttate da ideologie e poteri, da mercanti e da tecnocrati, da presentatori televisivi e da poeti da star-system, nell'assurdità di neo-lingua della società dello spettacolo.

- E nell'eventuale, ancora possibile, chiarezza, esattezza, potenza lirica della parola.

domenica 20 dicembre 2020

PERCHE' IL METAL E' SALUTARE, FA CRESCERE BENE, E AIUTA A DIVENTARE (E RESTARE) UOMINI (ATTENZIONE: EXPLICIT LYRICS: QUESTO NON E' UN ARTICOLO NEW AGE O DI VULGATA PSICOLOGICA)

 


Al di là dell'intrinseco, alto valore musicale-estetico del genere metal (beh, di moltissime cose metal) o anche del punk, del buon rock e di altre musiche "giovanili" simili; al di là anche del generico bisogno di ribellione e trasgressione (estremamente salutare) di adolescenza e prima giovinezza (che caratterizza tutti gli adolescenti e i giovani sostanzialmente sani e svegli); ci sono motivi più specifici per cui alcuni adolescenti, giovani (e meno giovani) sono attratti dal metal e da altri generi simili.
 
Gli adolescenti maschi (parlo di loro, anche se un discorso analogo, ma diverso, vale per le femmine) hanno un estremo, veramente "vitale" (in senso assolutamente letterale, nel senso in cui si parla di "organi vitali", per esempio) bisogno non solo di trasgredire, ma forse ancora di più di essere "brutti, sporchi, volgari, brutali e cattivi" e incarnare l'energia di Kala (il dio della distruzione, della brutalità selvaggia, dell'oscurità e della morte - così come le femmine hanno bisogno di incarnare Kali e essere streghe) - di avere, il più possibile letteralmente, zanne, artigli, pericolosi corpi aggressivi e selvatici, occhi terrificanti, capelli lunghi, aspetto e look anarchici e scarmigliati, disinibizione bestiale, volti sanguigni, fieri, duri e dionisiaci, energie oscure, guerriere, demoniache, potenti e ribelli.
 
Perché?
Intanto Kala (Pan, Ares, Dioniso, Kernunnos, satiri, fauni, ci si potrebbe tranquillamente mettere anche "il diavolo", che è la versione "demonizzata"-cristiana di queste divinità) è un archetipo fondamentale, che appartiene indissolubilmente, naturalmente all'anima e al corpo di qualsiasi uomo - di qualsiasi vero uomo, vero maschio adulto.
 
Chiaramente nel bambino - soprattutto nella nostra benpensante, artificiale, androide società post-borghese - tutto ciò è meno presente, e soprattutto è inibito.
L'emergere dei tratti "da Kala" nell'adolescente (in tutti gli adolescenti sani e svegli, cioè) ha una fondamentale funzione di crescita, integrazione e realizzazione: non soltanto serve a (ri)appropriarsi di energie potenti, che fanno naturalmente parte della propria essenza istintivo-naturale-archetipico-psichica: sicuramente questo, ma in più questa energia (si tratta poi dello stesso identico processo) fiera, potente, selvatica, primordiale, amorale, oscura, selvaggia, guerriera e libera, serve a recidere ogni tipo di catena familiare o sociale-borghese, ogni tipo di dipendenza infantile-viziata-protetta-alienata-repressa, ogni tipo di perbenismo castrante e di bigottismo "igienista", di "purezza" beghina-borghese, di "decoro", di "decenza" civile-ipercivilizzata-alienante-oppressiva, ogni tipo di maschera opprimente, menomante, sminuente e ottundente: "bravo bambino", "bravo ragazzo", "studia", "la cultura", "ma sei sporco!", "che disordine!", "che schifo!", "che scandalo!", "sei un buono a nulla", "sei cattivo", "sei egoista", "tu devi pensare a fare il tuo dovere", "che volgare che sei, non mi piaci quando fai così!", perfezionismo, "il bambino dotato", complesso del quattrocchi, chierichettismo da educandi (o da educande), formalismo moralista borghese, "complesso del giusto" (una delle cose più terribili che possano accadere nell'educazione di un figlio), complesso del bravo ragazzo borghese: insomma è quello che alcuni chiamano il complesso di Gesù Cristo, in nome del quale tanta gente nella nostra società neo-bigotta recide annienta, uccide i propri istinti più naturali, spontanei e selvatici, la propria vitalità, la propria naturale libertà, verità, autenticità, naturalezza, fierezza, indipendenza, autonomia (per le ragazze e le donne si parla del "complesso di essere la Madonna").
 
In particolare, attraverso l'energia brutale e selvaggia di Kala, gli adolescenti maschi (sani, svegli) recidono (quando la cosa riesce, almeno) ogni tipo di legame , catena e dipendenza non solo, in generale, col mondi familiare e con gli standard borghesi, ma in particolare, soprattutto, con la madre, con il mondo materno, con il mondo delle donne della propria famiglia.
 
In tutte le civiltà veramente sane e normali, per esempio tra le culture di tutti i cosiddetti popoli "nativi", la norma è che a quest'età (solitamente verso i tredici anni) il ragazzo viene, anche brutalmente, portato via alla madre e al mondo delle donne di famiglia, viene iniziato, con prove dure, dolorose e per molti versi terribili (in cui il ragazzo è però sempre in realtà sostenuto con forza e energia da parte del gruppo di uomini adulti e anziani che opera l'iniziazione: non c'è nessun sadismo gratuito, ma una benevola ma decisa volontà di far crescere): ed ecco, dopo qualche mese nella foresta isolato con gli anziani e gli altri iniziandi, il ragazzo torna al villaggio: è un uomo (a volte riceve anche un nuovo nome) da qualsiasi punto di vista: è un guerriero, è responsabile, è capace di andare in guerra e a caccia, partecipa alle riunioni degli uomini, è forte, indipendente: da ogni punto di vista emancipato totalmente da ogni dipendenza infantile-materna-familiare.
 
Nella nostra società niente di questo esiste: i ragazzi (quelli più svegli almeno) cercano perciò disperatamente, in tutte le maniere, spesso improvvisando, perché non esiste una cultura che li sostenga e li guidi in questo, di auto-iniziarsi, spesso anche auto-sottoponendosi (come gruppi, di solito) a prove dure, di coraggio, di trasgressione, di forza, e spesso pericolose e in molti casi anche autodistruttive.
 
Questo non toglie il fatto che di per sé quest'esigenza di "tagliare i ponti" con il mondo infantile, materno, familiare e borghese sia estremamente sano, necessario, letteralmente "vitale".
 
A volte quest'esigenza di "rompere" ed essere terrificanti, ribelli, sporchi, cattivi e liberi sfocia in cose come tentativi di suicidio (o suicidio), ragazzi che si fanno di droghe pesanti, che si spaccano la faccia e il corpo in continue risse (in un altro passo del libro di Robert Bly, l'autore osserva come quasi tutti gli uomini, per i motivi più diversi, hanno cicatrici, ossa che si sono spezzate, etc, ampiamente disseminate in tutto il corpo) incidenti, prove di coraggio che arrivano all'autolesionismo e all'autodistruzione (o al rischio di autodistruzione), ragazzi che si ritirano in angosciate solitudini deliranti, oppure che si danno alla piccola criminalità, alle gang.
 
Tuttavia - di nuovo - l'esigenza essenziale è non solo naturale, normale, sana, ma n e c e s s a r i a, i r r i n u n c i a b i l e, v i t a l e.
 
E la nostra società non ha nessun tipo di risposta per questa esigenza fondamentale (chi in adolescenza o nella prima gioventù rinuncia a questa salutare ribellione selvatica auto-iniziante, rischia di diventare un aborto di essere umano: di certo non sarà mai un uomo, un adulto): per fortuna esistono i rocker, i punk e i metallari!
 
E più in generale le "musiche giovanili".
 
Sicuramente oggi questa funzione ce l'hanno soprattutto l'hip-hop e la trap (di cui so molto poco) tuttavia punk, rock e soprattutto metal hanno caratteristiche specifiche e insostituibili, che li rendono molto più di semplici "canzoni rumorose e trasgressive da urlare, cantare a squarciagola o scandire con voce dura". Sono anche questo, sicuramente (che già va benissimo) ma sono anche altro, molto di più, in particolare proprio il metal.
 
Il metal non è solo trasgressione, ribellione - è anche questo, ma inoltre è epicità guerriera, temi mitologici e esoterici, simboli pagani, nuda potenza ancestrale, radici (roots bloody roots) primitivo-cosmico-selvatico-tradizionali, bellezza/fierezza/libertà/eleganza/forza dionisiaco-guerriere, bellezza, armonia, complessità e precisione estetico-musicale, disciplina (libertaria) di cavalieri primordiali, urlo nativo-tribale-sciamanico-goliardico-liberatorio, fierezza germanica, poesia selvatica-panteista-sciamanico-pagana celtica (veri e propri cerchi di faeries magico-liberatori), simbologia occulta oscura usata come strumento emancipatorio-liberatorio ("integrazione"), potenti e bellissime musicazioni di grandi poesie e passi letterari della storia della letteratura mondiale, ferocia brutale e selvaggia unita a controllo e armonia estetica: cioè alla sana, necessaria e vitale (ma che di per sé può anche portare all'autodistruzione, oppure ad un vuoto edonismo materialista nichilista consumista) necessità adolescenziale-giovanile di urlare, ribellarsi, recidere legami , spaccare tutto e liberarsi, dà un preciso, vasto contesto simbolico, estetico, tradizionale, esoterico, poetico, culturale: spendiamo anche il termine "spirituale", in un certo senso (per esempio in termini pagani).
 
Un esoterista oggi abbastanza noto in Italia, Claudio Marucchi, che ha avuto tra l'altro un'adolescenza metallara estrema, nel suo libro "Daimon" (su cui nel complesso non ho alcuna opinione precisa: non è importante, di un testo, pensare "sì" o "no", "bello" o "brutto", sono d'accordo o meno: la cosa importante è che il testo dia spunti alla libera riflessione individuale) racconta che, da bambino, per esprimere i momenti che tutti i bambini naturalmente hanno, di magia, stupefazione, rapimento estatico, meraviglia, sogno a occhi aperti, senso di infinito, "infatamento", non usava termini come "bellezza", "sublime", "trascendenza", "assoluto", etc (che del resto sono termini adulti) ma usava una sola, semplice parola: "macchia".
 
Ho trovato questo passo molto bello, poetico, esotericamente chiarificatore: dimostra come il vero misticismo, la vera "spiritualità", la vera poesia, la vera bellezza, la vera libertà non si hanno nella "purezza" "pulita", da chierichetti borghesi, da educande o educandi benpensanti, da "decenti" bravi ragazzi borghesi, "positivi", scissi, "buoni", colti, pudici e dalle buone maniere, dal "decoro" corretto, buonista, costruttivo, edificante e politically correct, ma si ha proprio nella "macchia": nel momento in cui per esempio le esigenze educative delle madri benpensanti che vorrebbero figli beneducati, controllati, ordinati, puliti, obbedienti, ben pettinati, dalla brava mentalità rosea edulcorata e igienica, viene sommersa e "sporcata" da un'onda amorale e libera di oscura/luminosa autoilluminazione/stupefazione cosmica.
 
Vengono in mente i versi di un grande poeta mistico Sufi:
 
Ho sporcato il mio tappeto di preghiera
Con il vino rosso sangue dell'amore
 
Più chiaro di così: la vera luce, la vera bellezza, la vera intensità, l'assoluto, la vera poesia, l'avventura, la verità, "Dio", se volete, emerge da un attimo di, intenzionale o meno, con-fusione anti-legalistica, anti-benpensante (anti-borghese, oggi), e non "pura": "macchia".
 
Così anche l'uso, frequente nel metal (e nel rock) del "diavolo", o di altri simboli esoterici oscuri, ha una fondamentale funzione emancipatorio-liberatorio-integrativa, specie (ma non solo) per i ragazzi, specie in una società (post)borghese e neobigotta, come la nostra.
 
Bestialità, immoralità, oscurità, potenza, brutalità, "cattiveria", "sporcizia", "macchia", ribellione, selvaticità, fierezza, istinto, virilità guerriera, "male", caos, notte, libertà, vero, emancipato, selvatico e libero Eros, libertinismo, libertà sessuale, immaginario orgiastico, "satanico" o horror-splatter: sono tutte parole (e temi)-chiave, sono "parole di potere" per l'autoiniziazione, l'integrazione, la resaldatura delle due metà della spada magica spezzata, l'autoemancipazione, l'autoliberazione dalle maschere e catene di fiction "rosea" e bigotta borghese e dalla dipendenza dal mondo rassicurante/opprimente della famiglia e della madre, specie (ma non solo) per i ragazzi.
 
Parole d'ordine, parole-chiave, "spell" liberatori, formule magiche segrete potentissime per la crescita: per diventare (o per essere) uomini.
 
E' un peccato che autori come Robert Bly o Claudio Risé non abbiano preso in considerazione e compreso tutto questo.
Forse, semplicemente non conoscono questo tipo di cultura "giovanile" (ormai da molto tempo non più soltanto giovanile).
 
STAY METAL!
 
P.S.1: Una nota più precisamente esoterica (o sciamanica, anche, volendo): il metal (o anche il punk e il buon rock) servono, tra l'altro, a "fare BANISHING", a fare un rituale di banishing, cioè una sorta di esorcismo: servono a liberare, svuotare la mente da tutti i "demoni" opprimenti, dal "rumore mentale" e dal "chiacchericcio cerebrale", servono a fare un rumore bestiale per cacciare i "diavoli" e gli "spiriti maligni": dubbi, influenze estranee, condizionamenti, giudizi, proiezioni dell'ambiente sociale, angoscia, catene, moralismi, bigottismi, autosabotaggi, inceppamenti, maschere, blocchi, merda e spazzatura psichica di ogni tipo, ragnatele familiari, fiction borghese, energia stantia, attutita, deformata, compressa, marcia, in decomposizione, oppressa, fantasmi dell'auto-limitazione, spettri della repressione, meticolosità frenanti, timidezza, paura, parassiti psichici di ogni tipo: veramente è il caso di chiamarli i "demoni del bene", secondo l'espressione di Alain de Benoist.
 
Nel caso di adolescenti e ragazzi, servono a urlare terribilmente per cacciare e possibilmente uccidere i "demoni del bene" delle dipendenze infantili-materno- familiari-borghesi-bigotte, arrivando a una maggiore libertà, serenità (e divertimento) e facendo piazza pulita per la crescita dei giovani uomini (come delle giovani donne).
 
A cui si aggiunga tutto ciò che di specifico esiste nel metal: epica, mito, magia, coraggio guerriero, poesia pagana, fierezza selvatica,
disciplina (libertaria), armonia, alto livello e precisione formali-musicali-estetiche, auto-iniziazione esoterica.
 
P.S.2: Spesso chi è infastidito, non solo non-interessato (non è che sia obbligatorio, ci mancherebbe) ma proprio infastidito (e magari "scandalizzato") da metal e altri generi musicali simili, specie se lo "scandalizzato" o infastidito è un adolescente o un giovane - è una persona che ha dei profondi problemi irrisolti interiori di "chierichettismo" marcio, stantio, che non ha mai affrontato a viso aperto i demoni e gli spettri (veramente "maligni", al contrario dei simboli "demonici" usati a scopi dissacratori-liberatori) della dipendenza benpensante familiare e dell'oppressione "pulita", "decente" e bigotta - insomma, è una persona autoamputata, che non si è mai emancipata - autorepressa, in sostanza castrata, che difficilmente diventerà mai un uomo.
 
Naturalmente può anche essere che una persona sia infastidita per una pura questione di gusto personale. Ma spesso, ho constatato che il motivo è del tipo accennato sopra.
 
P.S.3: Integrazione.
 
La brutalità, la schietta brutalità selvaggia e barbara, è necessaria, è parte di un'anima integra e integrata.
 
Chi a livello simbolico-estetico-psichico è (anche) brutale, selvaggio, barbaro, "sporco", volgare, demoniaco, un po' folle, feroce e "cattivo", chi ha integrato tutto ciò, solitamente sarà sostanzialmente una persona tranquilla, rilassata, serena, forte, equilibrata - o almeno più della media - e che non ha nessun bisogno (o ha meno bisogno) di avere c o m p o r t a m e n t i feroci, crudeli, gratuitamente aggressivi, intolleranti (va beh... a parte sulla musica), per esempio contro i capri espiatori e i discriminati di turno.
 
Non ne ha bisogno, perché sostanzialmente dentro di sé è integro, integrato, in pieno possesso della propria forza, del proprio istinto e della propria potenza (guerriera, erotica, selvatica, esistenziale, etc).
 
Non ha bisogno di capri espiatori (e perciò di crudeltà gratuita) perché non ha bisogno (o ha meno bisogno di altri) di "proiettare" le proprie "ombre" sugli altri, perché le riconosce in sé, anzi ci sguazza: le riconosce quasi come spiriti alleati, o comunque come parti profonde di sé, che conosce, frequenta, esprime creativamente, condivide con coetanei, e con cui si diverte (sicuramente infinitamente di più della media dei suoi coetanei).
 
La vera "cattiveria" (da "captivus", in latino: "prigioniero") di solito viene proprio dai repressi, alienati, scissi, bravi ragazzi "decenti", "regolari", "perbene" e magari fighetti, dai chierichetti ripuliti, con una bella facciata tutta "a posto" ma spesso e volentieri nascostamente - o anche indirettamente, obliquamente, alle spalle, perfidamente - sadici e crudeli appena possono; malati del complesso di Gesù Cristo o del bravo ragazzo e perciò molto più facilmente in cerca di capri espiatori su cui sfogare la propria frustazione rancorosa di repressi, e su cui addossare, proiettare tutte le proprie "ombre" (parti di sé spiacevoli, "cattive", scisse, rimosse, represse etc).
 
L'integrato, il selvaggio, il guerriero emancipato, feroce (che ha integrato la propria ferocia) e potente, brutale, schietto (brutalmente schietto), spontaneo e libero, al contrario di solito è sostanzialmente "di pasta buona" (come spesso sono i metallari, i punk, etc).
 
P.S.4: Anche le arti marziali, per fare un altro esempio, servono a tirare fuori le energie "alla Kala", da guerriero, ed emanciparsi.
Sono estremamente salutari.
 
"Fa molto più male una carezza subdola e perfida che un pugno in faccia.": per questo anche chi fa karate, savate, pugilato o thai-box di solito, di nuovo, è sostanzialmente di pasta buona: è più risolto, integrato, padrone di sé e della propria potenza ed efficacia guerriera, perciò generalmente piuttosto tranquillo e rilassato: non deve continuamente dimostrare qualcosa, perché sa di essere forte e si mette alla prova e in gioco una o più volte la settimana in palestra.
 
Nel metal, però, di diverso, in più, c'è tutto l'aspetto oscuro, "demoniaco", epico, mitologico, esoterico, ribelle, anti-legalistico, libertario e pagano-selvatico: insomma l'aspetto "cattivo, brutto, sporco e brutale" che è - specialmente nella nostra era di castrati e sterilizzate, di neutri unisex, di politically correct neobigotto, di demoni del bene e oppressione finto-permissiva consumista-edonista-televisiva - veramente insostituibile e salvifico.
 
 






 (Immagini: Robert Bly, Iron John - A book about men)





















lunedì 23 novembre 2020

HIGHLANDER, L’ULTIMO IMMORTALE – UN FILM FANTASTICO-INIZIATICO

 




Ho rivisto qualche giorno fa questo classico del cinema fantasy anni ottanta.


Durante la visione, e soprattutto riflettendo sul film successivamente, mi sono posto

 questo interrogativo: esiste un significato esoterico-iniziatico in questa favola 

fantastica?


Di simboli iniziatico-alchemici, ce n’è un intero stuolo: per esempio le colonne – 

guardiani della soglia che sovrastano l’ingresso (o uscita?) del negozio 

d’antiquariato – tempio in cui vive il protagonista; oppure il duello finale, con un

 evidentissimo s o l v i - alluvione di acqua, con fuoco ed elettricità ovunque, crollo 

di ogni cosa – e una misteriosa scritta al neon: SILVER, che crolla; poi un 

altrettanto evidente c o a g u l a: adesso – dopo un precipitare rovinoso nell’abisso –

 tutto è s o l i d o, la superficie su cui si poggiano i piedi è salda – e tutto si 

riconcentra in U n o.


Questi restano però, anche allo sguardo dello spettatore informato ed attento, di 

fronte al quale si rivelino, dei meri segni sparsi – finché non ci si interroga: quale è 

il significato di tutto questo? Cioè: dell’intera narrazione, presa come un organismo 

unico, unitario, compatto ed indivisibile?


Il significato sta tutto in quell’adagio che ritorna sovente nel racconto filmico: “Ne 

resterà soltanto uno”.


Fuori della metafora mitologico-fantasy: per una reale i n i z i a z i o n e esoterica, o

 anche “semplicemente” per un’iniziazione guerriera delle antiche civiltà (per 

esempio norrene o celtiche): occorre saper, poter f o n d e r e le qualità del Kurgan,

 la sua grezza potenza barbara selvaggia, telluricità sismico-animale, feroce, 

spietata, demoniaca, istintivo-bestiale-ferina, irriverente, fuori da ogni morale, 

legge e appartenenza, oscura, libertaria, libera, ribelle, violenta, dissacrante, 

dionisiaca, violentemente irruente (“E’ meglio bruciare subito che consumarsi 

lentamente”, è la sua massima - assomiglia per molti aspetti ad un guerriero metal;

 per altri ad un punk estremista, con oscure venature black-gothic) con le qualità 

dell’Eroe: nobiltà, disciplina, saggezza-prudenza-responsabilità-equilibrio-armonia,

 coraggio, nel senso alto del termine, alta sensibilità, altruismo, generosità, 

controllo, eleganza, arte, precisione tecnica, amore per la bellezza, capacità di 

innamorarsi e di stringere amicizie fraterne, meditazione, silenzio, contemplazione, 

elevazione interiore, raccoglimento, solitudine – di nuovo: nel senso alto del 

termine, otium, cultura nel senso migliore del termine.


Da notare un dettaglio importante: il Kurgan è tutt’altro che meramente un 

“istintivista”, uno “spontaneista”, una semplice espressione della “natura”: non 

abbiamo affatto a che fare con uno sprovveduto.


Si tratta invece di un personaggio estremamente consapevole, lucido, che utilizza in

 termini esoterici “il lato oscuro della Forza”: la pura potenza oscuro-tellurico-

magmatico-demonico-dionisiaco-magico-shaktico-stregonica, cavalcandola, 

sebbene in maniera selvaggia e amorale, convogliandola in una disciplina marziale-

alchemica, per quanto brutale, dirompente, barbara, disumana, violenta e spietata.



Questo il reale significato esoterico-iniziatico del “Non ne resterà che uno”: c o n i u 

n c t i o o p p o s i t o r u m.


E’ evidente, restando al caso della “semplice” iniziazione guerriera, che sono 

necessarie entrambe le classi di qualità, che devono andare a costituire un’unica, 

organica, compatta u n i t à.


Per esempio è evidente che un guerriero norreno era entrambe le cose, ed entrambe

 in maniera molto accentuata, estrema: Kurgan e nobile eroe.


Selvaggio, brutale e leale, culturalizzato, “spirituale”.


Berserkr e fedele, nobile, controllato, autodisciplinato guerriero inter pares, inserito

 in una comunità dotata di valori, simboli, regole, etica, ethos, miti fondatori, 

racconti condivisi, leggi, nomos, riti, Dei.


Naturalmente questa è soltanto la coppia di opposti più evidente.

In realtà nella scena-fulcro del film in cui il protagonista viene sollevato in aria, 

circonfuso di luce e di fulmini, invaso, attraversato, scosso alle fondamenta e 

potenziato da energie sovrumane, folgori celesti, scariche sismico-telluriche, volti e 

demoni di ogni tipo, si fondono t u t t i gli opposti: tutti i guerrieri-iniziati che siano 

mai esistiti, tutte le qualità, le esperienze, i saperi, le potenze, le forze, i poteri.


Non è un caso che in questa scena sia presente anche “la sua donna”: una donna 

estremamente coraggiosa, guerriera – non si spaventa né si tira indietro neanche di

 fronte all’impari scontro con un terrifico, feroce Kurgan, per aiutare il suo uomo –

 ma simultaneamente una p u r a f e m m i n a.


Fuori della metafora: la coniunctio oppositorum riguarda anche le polarità maschile

 e femminile.


Senza la presenza, e il soccorso, della “sua donna”, l’eroe avrebbe perso il duello: 

avrebbe fallito – soccombendo.


Questa “donna” rappresenta essenzialmente la polarità femminile interiore 

dell’eroe, ma naturalmente rinvia anche al fatto che la frequentazione da parte 

dell’iniziato di una donna reale, in carne ed ossa, una concreta Alterità umano- 

femminile con cui confrontarsi (specie se dotata di qualità come pura femminilità,

 intensità, sensualità, passione, potenza magico-shaktico-stregonica, ma anche 

integralità, nobiltà femminile, coerenza, fedeltà, alta sensibilità – eleganza – 

coraggio, dimensione guerriera femminile) può essere prezioso – se non necessario 

– per la riuscita dell’Opera (vedi: tantrismo, Fedeli d’Amore, troubadours occitani, 

poeti Sufi, Dante, Sex Magick, dionisismo e stregoneria come culle della potenza 

shaktico-femminile più autentica, selvatica, pura e primordiale).



Soltanto quando ogni oppositum è ricondotto ad Uno, l’Eroe può effettivamente 

gridare: “Io s o t u t t o !”.


Dove per “sapere” va inteso naturalmente ciò che intendeva Omero quando scriveva

 “Achille s a cose selvagge”: cioè a dire: non certo una “conoscenza” o un “sapere”,

 intesi in termini razionalistico-nozionistico-scolastico-accademici, ma una i n t e g 

r a z i o n e, profonda, di alcune qualità o Forze nell’Essere.


Emerge in maniera manifesta la Potenza, la stra-potenza, e simultaneamente, la 

felicità, la serenità, la Pace (vedi le sequenze finali del film) la compassione 

autenticamente, realmente, ontologicamente universale anche, che deriva dalla 

Coniunctio.



Cioè: dal ritorno al Sé. O dalla scoperta del Sé?


Sé, Realtà: non c’è più differenza, su questo piano.



Tutto diviene perfettamente t r a s p a r e n t e (come scriveva Ernst Jünger).



Forse esiste un ulteriore significato di questa massima: “Non ne resterà che uno”. E

 cioè: in effetti, la reale t e l e t é finale è, non soltanto perfettamente solitaria, 

concernente esclusivamente il singolo (o ancora meglio, stirnerianamente: l’Unico)

 ma, ineliminabilmente c o n f l i t t u a l e.


Naturalmente questo non significa che gli antichi iniziati, o guerrieri (o guerrieri-

iniziati) se ne andassero in giro a caccia di teste di altri loro simili. (Anche se questo 

principio è stato sicuramente anche a fondamento di duelli mortali, guerre e 

conflitti concreti di ogni tipo).


Questa è la metafora, la favola esteriore-analogico-simbolico-mitologica.


Né questo principio significa che il percorso – essenzialmente solitario – 

dell’iniziato escluda amicizie, sodalizi, lealtà a una comunità o ad un gruppo, 

giuramenti incorruttibili, amori fedeli, matrimoni (anche nel senso più alto, 

esoterico, realmente sacro, ieratico, del termine) o perfino l’appartenenza ad un 

gruppo o comunità iniziatici, in cui sono possibili cose come: aiuto reciproco, 

allenamento collettivo, “pratica”, esperienze condivise, condivisione di saperi e 

scoperte, “insegnamento”, etc.


Significa però che nonostante tutto questo – e nonostante il valore, profondo, sacro,

 anche iniziatico, di tutto questo – il singolo (“l’eroe dai mille volti”) di fronte alla t e

 l e t é, di fronte alla Soglia, di fronte al Supremo Mistero è in ogni caso 

essenzialmente s o l o.


Non soltanto: nonostante le amicizie, i sodalizi, le lealtà, etc, l’uomo che percorre il 

sentiero iniziatico, è, essenzialmente, posto in un a g o n e (sostanzialmente 

interiore) per la conquista dell’Essere, del Graal.


Per le donne – forse – è diverso. Non saprei: per le donne, forse, “iniziazione” ha 

integralmente un significato differente.


Per gli uomini che camminano lungo i sentieri misteriosi del bosco sacro (la “selva

 oscura”) in cerca del Graal, vale sempre questo: finché “penserai” (cioè riterrai a 

livello ontologico, profondo) che anche un solo frammento di Essere sia “fuori” di 

te, in qualcun altro per esempio (“maestri” di ogni tipo compresi) non potrai 

varcare la soglia.


Questo il significato reale, nascosto, esoterico dell’archetipica – ed ineliminabile,

 nonostante le ideologie moderne, per esempio progressiste- gender, oppure 

cattolico-progressiste – conflittualità intrinseca, ovunque e in ogni tempo, nei 

rapporti tra uomini.


Il che, lo ribadisco ancora una volta, non elimina affatto la possibilità di profonde e 

leali amicizie, sodalizi, anche iniziatici, tra uomini: al contrario: ne è il fondamento.


Si vede molto bene anche questo nel film, nelle scene dell’iniziazione del 

protagonista, grazie all’amico-sodale-maestro-insegnante (parte recitata da Sean

 Connery) oppure nella scena in cui compare l’amico-sodale-pari di colore.


Nell’iniziazione – di nuovo – assiste, ed è in realtà co-protagonista, si potrebbe dire

 c a t a l i z z a t r i c e, co-iniziatrice e co-iniziata (“the warrior in me is the woman in

 you”) e attivissima fautrice magico-alchemica la compagna dell’iniziando, il suo 

grande amore.


Ribadisco ancora anche questo: l’essenziale s o l i t u d o / s i l e n t i u m / 

indicibilità / enigma / dimensione di a g o n e - di fronte al Mistero non implica 

neanche l’impossibilità di un profondo amore, di una condivisione profonda, 

radicale, integrale, autentica, animica, viscerale, spirituale, esoterico-ieratica, sacra

 con una donna: al contrario, di nuovo: ne è il fondamento.


Naturalmente il reale motivo, la reale natura di questo principio agonale 

dell’esistenza, è sempre il principio esposto precedentemente: la necessità della 

concentrazione, sintesi di t u t t o in sé: o meglio, nel Sé.


C o n i u n c t i o o p p o s i t o r u m.


Infine: questo principio è anche il motivo per cui, in ultima istanza, qualsiasi 

definizione, ideologica, spirituale, religiosa, politica, filosofica, esoterica, 

caratteriale, personale, psicologica, o di qualsiasi altro genere, è inaccettabile per il 

singolo che aspiri alla liberazione/realizzazione.


Viene in mente anche il passo del Trattato del Ribelle di Jünger – reale fulcro 

dell’intero testo, in cui il pensatore tedesco descrive l’istante in cui il Ribelle, il 

singolo messo al bando (più o meno realmente o simbolicamente-interiormente: è 

identico, su questo piano) incontra sé stesso, l’autentico sé stesso o Sé, nella 

perfetta solitudine del bosco:


Sta in questo il piacere degli spiriti forti, fra i quali annoveriamo anche il Ribelle.

 In questo processo l’immagine riflessa si ricorda del modello originario da cui 

irradia e in cui è inviolabile – in altri termini: l’essere ereditato ricorda il 

fondamento di ogni eredità.


Questo incontro avviene in solitudine, e qui sta il suo fascino. Non vi assiste notaio

 né sacerdote né dignitario. In quella solitudine l’uomo è sovrano, a patto che sappia

 riconoscere il proprio rango. In questo senso egli è il Figlio del Padre, signore della

 terra, creatura nata in virtù di un miracolo. Quando avvengono questi incontri, 

anche l’aspetto sociale passa in secondo piano. Come nei tempi più remoti, l’uomo

 si riappropria dei poteri del sacerdote e del giudice. Si spoglia delle astrazioni, delle

funzioni, delle divisioni del lavoro. Entra in rapporto con il tutto, con l’assoluto, da 

cui trae una vibrante sensazione di felicità.


Ovviamente, a questo incontro non assiste neppure un medico.


(…)


Noi viviamo di questa possibilità: sfuggire alle funzioni.”


(Corsivo mio)


Aggiungo anche che possono esistere epoche, luoghi, comunità, gruppi, autori, 

poeti, artisti, filosofi, forme di sapere consolidato che favoriscono il percorso 

esoterico: il che non ne elimina la sostanziale s o l i t u d o.



Vengono in mente i versi di De André, dal suo album-testamento spirituale:


E che grande il mio tempo


Che solitudine


Che bella compagnia.”



Più di questo, non è concesso dire.


















Filmografia/bibliografia/discografia:


Highlander – L’ultimo immortale, di Russel Mulcahy, 1986


Negazione, Tutti pazzi, EP autoprodotto, 1985

Nerorgasmo, Nerorgasmo, 1997

Iron Maiden, Iron maiden, 1980

Iron Maiden, Piece of mind, 1983

Iron Maiden, Somewhere in time, 1986

Entombed, Left hand path, 1990

Sepultura, Arise, 1991

Furor Gallico, Songs from the earth, 2015

Agalloch, The mantle, 2002

Tangerine Dream, Legend, 1986

Rancid, ...And out come the wolves, 1995

Fabrizio De André, Anime salve, 1996 – in particolare la canzone che dà il titolo al

 disco

Ben Harper, Woman in you – la versione più bella di questa canzone è secondo me

 quella contenuta nel disco Live from Mars, 2001


Ernst Jünger, Trattato del ribelle, Adelphi, 1990

Julius Evola, Par delà Nietszche, Nino Aragno Editore, 2015

Hakim Bey, TAZ – Zone Temporaneamente Autonome, Shake Edizioni 

Underground, 1993

Max Stirner, L’unico e la sua proprietà, Adelphi, 1979

Daniele Bolelli, Per un cuore da guerriero, add editore, 2015

Morihei Ueshiba, L’arte della pace, Edizioni Mediterranee

Sun-Tzu, L’arte della guerra, Barbes, 2008

Joseph Campbell, L’eroe dai mille volti, Feltrinelli Editore, 1958

Salvatore Brizzi, Guerrieri metropolitani, Anima, 2014

Friedrich Nietzsche, Così parlò Zarathustra, Adelphi, 1968

J. Louis Cavalan, Hervé Vernay, Matteo Luteriani, L’arte del combattere – 

Intervista a Kenji Tokitsu, Luni Editrice, 1993

Hakim Bey, Il giardino dei cannibali. I viaggi filosofici di un sufi beat, Shake 

Edizioni Underground

Claudio Risé, Il maschio selvatico, Red Edizioni, 2002

Robert Bly, Per diventare uomini. Come un bambino spaventato si può 

trasformare in un uomo completo e maturo, Arnoldo Mondadori Editore, 1992

Anaïs Nin, Il delta di Venere, Bompiani, 1969

Henry Miller, Tropico del Cancro, Arnoldo Mondadori Editore, 1991

Lou Von Salomé, La materia erotica. Scritti di psicoanalisi, Mim Edizioni, 2018

Clarissa Pinkola Estés, Donne che corrono coi lupi, Edizioni Frassinelli, 1993







Daimones




Trovo particolarmente significativo il fatto che gli Eroi antichi, insieme agli Dei, alle Dee, e ad ogni tipo di creatura magico-mitologica, siano stati r i d o t t i dalla teologia cristiana a "demoni", nel senso cristiano del termine: "diavoli": incarnazione del male.

Gli antichi veggenti, profeti, poeti ispirati e sacerdoti (e le versioni femminili di queste figure) sono stati r i d o t t i da questa religione e da questa teologia ad i n d e m o n i a t i , e gli antichi rituali sacri, mantici, telestici, di iniziazione, mistici, estatici, dionisiaci r i d o t t i a "evocazioni demoniache".
Ragionando su questi fatti storici, si comincia a comprendere meglio che cosa siano stati streghe e stregoni (a parte qualche caso isolato di streghe e stregoni che effettivamente praticavano forme oscure, "nere", di spiritualità malefica): sacerdoti sopravvissuti dell' "antica religione", in tutte le sue componenti, anche in quelle epiche.
Si comincia anche a capire meglio perché molte band di ispirazione pagana, e nient'affatto "satanista", suonino, e cantino, black metal.
O il perché dei riferimenti "demonici", eppure per niente "satanisti", di molte altre band metal e goth.
O il perché del successo, non solo commerciale, ma, presso spiriti particolarmente sensibili, anche legato a percorsi di consapevolezza esoterica, di autori inquietanti ed oscuri come Lovecraft e simili, che non a caso, spesso presso questi spiriti si associa senza contraddizione né soluzione di continuità al forte interesse per testi fantasy epici e luminosi, prima tra tutte l'opera di Tolkien.
E si capisce forse meglio anche il fatto che la psicologia e psichiatria contemporanee detengano attualmente la stessa identica funzione una volta appartenuta all'Inquisizione.
Quanti veggenti, quanti poeti, quanti profeti, quanti mistici eretici, quanti potenziali sciamani, medicine men, druidi, Pizie, Sibille, Baccanti, sacerdoti e sacerdotesse pagane, guerrieri e guerriere, intuitivi ed intuitive gnostici, passano buona parte della loro vita rinchiusi negli attuali reparti di psichiatria, e il resto a fare i reietti capri espiatori di questa società!
Troppa verità nelle loro vene, troppa poesia nei loro occhi, troppa Bellezza nelle loro anime, troppi Dei e Dee nei loro cuori, troppo coraggio guerriero, troppa consapevolezza dell'orrore attuale, troppo ineliminabile disprezzo per la mediocrità mostruosa dell' "innominabile attuale".