Nel Maelström
nel vortice del linguaggio
Limen
domenica 20 dicembre 2020
PERCHE' IL METAL E' SALUTARE, FA CRESCERE BENE, E AIUTA A DIVENTARE (E RESTARE) UOMINI (ATTENZIONE: EXPLICIT LYRICS: QUESTO NON E' UN ARTICOLO NEW AGE O DI VULGATA PSICOLOGICA)
lunedì 23 novembre 2020
HIGHLANDER, L’ULTIMO IMMORTALE – UN FILM FANTASTICO-INIZIATICO
Ho rivisto qualche giorno fa questo classico del cinema fantasy anni ottanta.
Durante la visione, e soprattutto riflettendo sul film successivamente, mi sono posto
questo interrogativo: esiste un significato esoterico-iniziatico in questa favola
fantastica?
Di simboli iniziatico-alchemici, ce n’è un intero stuolo: per esempio le colonne –
guardiani della soglia che sovrastano l’ingresso (o uscita?) del negozio
d’antiquariato – tempio in cui vive il protagonista; oppure il duello finale, con un
evidentissimo s o l v i - alluvione di acqua, con fuoco ed elettricità ovunque, crollo
di ogni cosa – e una misteriosa scritta al neon: SILVER, che crolla; poi un
altrettanto evidente c o a g u l a: adesso – dopo un precipitare rovinoso nell’abisso –
tutto è s o l i d o, la superficie su cui si poggiano i piedi è salda – e tutto si
riconcentra in U n o.
Questi restano però, anche allo sguardo dello spettatore informato ed attento, di
fronte al quale si rivelino, dei meri segni sparsi – finché non ci si interroga: quale è
il significato di tutto questo? Cioè: dell’intera narrazione, presa come un organismo
unico, unitario, compatto ed indivisibile?
Il significato sta tutto in quell’adagio che ritorna sovente nel racconto filmico: “Ne
resterà soltanto uno”.
Fuori della metafora mitologico-fantasy: per una reale i n i z i a z i o n e esoterica, o
anche “semplicemente” per un’iniziazione guerriera delle antiche civiltà (per
esempio norrene o celtiche): occorre saper, poter f o n d e r e le qualità del Kurgan,
la sua grezza potenza barbara selvaggia, telluricità sismico-animale, feroce,
spietata, demoniaca, istintivo-bestiale-ferina, irriverente, fuori da ogni morale,
legge e appartenenza, oscura, libertaria, libera, ribelle, violenta, dissacrante,
dionisiaca, violentemente irruente (“E’ meglio bruciare subito che consumarsi
lentamente”, è la sua massima - assomiglia per molti aspetti ad un guerriero metal;
per altri ad un punk estremista, con oscure venature black-gothic) con le qualità
dell’Eroe: nobiltà, disciplina, saggezza-prudenza-responsabilità-equilibrio-armonia,
coraggio, nel senso alto del termine, alta sensibilità, altruismo, generosità,
controllo, eleganza, arte, precisione tecnica, amore per la bellezza, capacità di
innamorarsi e di stringere amicizie fraterne, meditazione, silenzio, contemplazione,
elevazione interiore, raccoglimento, solitudine – di nuovo: nel senso alto del
termine, otium, cultura nel senso migliore del termine.
Da notare un dettaglio importante: il Kurgan è tutt’altro che meramente un
“istintivista”, uno “spontaneista”, una semplice espressione della “natura”: non
abbiamo affatto a che fare con uno sprovveduto.
Si tratta invece di un personaggio estremamente consapevole, lucido, che utilizza in
termini esoterici “il lato oscuro della Forza”: la pura potenza oscuro-tellurico-
magmatico-demonico-dionisiaco-magico-shaktico-stregonica, cavalcandola,
sebbene in maniera selvaggia e amorale, convogliandola in una disciplina marziale-
alchemica, per quanto brutale, dirompente, barbara, disumana, violenta e spietata.
Questo il reale significato esoterico-iniziatico del “Non ne resterà che uno”: c o n i u
n c t i o o p p o s i t o r u m.
E’ evidente, restando al caso della “semplice” iniziazione guerriera, che sono
necessarie entrambe le classi di qualità, che devono andare a costituire un’unica,
organica, compatta u n i t à.
Per esempio è evidente che un guerriero norreno era entrambe le cose, ed entrambe
in maniera molto accentuata, estrema: Kurgan e nobile eroe.
Selvaggio, brutale e leale, culturalizzato, “spirituale”.
Berserkr e fedele, nobile, controllato, autodisciplinato guerriero inter pares, inserito
in una comunità dotata di valori, simboli, regole, etica, ethos, miti fondatori,
racconti condivisi, leggi, nomos, riti, Dei.
Naturalmente questa è soltanto la coppia di opposti più evidente.
In realtà nella scena-fulcro del film in cui il protagonista viene sollevato in aria,
circonfuso di luce e di fulmini, invaso, attraversato, scosso alle fondamenta e
potenziato da energie sovrumane, folgori celesti, scariche sismico-telluriche, volti e
demoni di ogni tipo, si fondono t u t t i gli opposti: tutti i guerrieri-iniziati che siano
mai esistiti, tutte le qualità, le esperienze, i saperi, le potenze, le forze, i poteri.
Non è un caso che in questa scena sia presente anche “la sua donna”: una donna
estremamente coraggiosa, guerriera – non si spaventa né si tira indietro neanche di
fronte all’impari scontro con un terrifico, feroce Kurgan, per aiutare il suo uomo –
ma simultaneamente una p u r a f e m m i n a.
Fuori della metafora: la coniunctio oppositorum riguarda anche le polarità maschile
e femminile.
Senza la presenza, e il soccorso, della “sua donna”, l’eroe avrebbe perso il duello:
avrebbe fallito – soccombendo.
Questa “donna” rappresenta essenzialmente la polarità femminile interiore
dell’eroe, ma naturalmente rinvia anche al fatto che la frequentazione da parte
dell’iniziato di una donna reale, in carne ed ossa, una concreta Alterità umano-
femminile con cui confrontarsi (specie se dotata di qualità come pura femminilità,
intensità, sensualità, passione, potenza magico-shaktico-stregonica, ma anche
integralità, nobiltà femminile, coerenza, fedeltà, alta sensibilità – eleganza –
coraggio, dimensione guerriera femminile) può essere prezioso – se non necessario
– per la riuscita dell’Opera (vedi: tantrismo, Fedeli d’Amore, troubadours occitani,
poeti Sufi, Dante, Sex Magick, dionisismo e stregoneria come culle della potenza
shaktico-femminile più autentica, selvatica, pura e primordiale).
Soltanto quando ogni oppositum è ricondotto ad Uno, l’Eroe può effettivamente
gridare: “Io s o t u t t o !”.
Dove per “sapere” va inteso naturalmente ciò che intendeva Omero quando scriveva
“Achille s a cose selvagge”: cioè a dire: non certo una “conoscenza” o un “sapere”,
intesi in termini razionalistico-nozionistico-scolastico-accademici, ma una i n t e g
r a z i o n e, profonda, di alcune qualità o Forze nell’Essere.
Emerge in maniera manifesta la Potenza, la stra-potenza, e simultaneamente, la
felicità, la serenità, la Pace (vedi le sequenze finali del film) la compassione
autenticamente, realmente, ontologicamente universale anche, che deriva dalla
Coniunctio.
Cioè: dal ritorno al Sé. O dalla scoperta del Sé?
Sé, Realtà: non c’è più differenza, su questo piano.
Tutto diviene perfettamente t r a s p a r e n t e (come scriveva Ernst Jünger).
Forse esiste un ulteriore significato di questa massima: “Non ne resterà che uno”. E
cioè: in effetti, la reale t e l e t é finale è, non soltanto perfettamente solitaria,
concernente esclusivamente il singolo (o ancora meglio, stirnerianamente: l’Unico)
ma, ineliminabilmente c o n f l i t t u a l e.
Naturalmente questo non significa che gli antichi iniziati, o guerrieri (o guerrieri-
iniziati) se ne andassero in giro a caccia di teste di altri loro simili. (Anche se questo
principio è stato sicuramente anche a fondamento di duelli mortali, guerre e
conflitti concreti di ogni tipo).
Questa è la metafora, la favola esteriore-analogico-simbolico-mitologica.
Né questo principio significa che il percorso – essenzialmente solitario –
dell’iniziato escluda amicizie, sodalizi, lealtà a una comunità o ad un gruppo,
giuramenti incorruttibili, amori fedeli, matrimoni (anche nel senso più alto,
esoterico, realmente sacro, ieratico, del termine) o perfino l’appartenenza ad un
gruppo o comunità iniziatici, in cui sono possibili cose come: aiuto reciproco,
allenamento collettivo, “pratica”, esperienze condivise, condivisione di saperi e
scoperte, “insegnamento”, etc.
Significa però che nonostante tutto questo – e nonostante il valore, profondo, sacro,
anche iniziatico, di tutto questo – il singolo (“l’eroe dai mille volti”) di fronte alla t e
l e t é, di fronte alla Soglia, di fronte al Supremo Mistero è in ogni caso
essenzialmente s o l o.
Non soltanto: nonostante le amicizie, i sodalizi, le lealtà, etc, l’uomo che percorre il
sentiero iniziatico, è, essenzialmente, posto in un a g o n e (sostanzialmente
interiore) per la conquista dell’Essere, del Graal.
Per le donne – forse – è diverso. Non saprei: per le donne, forse, “iniziazione” ha
integralmente un significato differente.
Per gli uomini che camminano lungo i sentieri misteriosi del bosco sacro (la “selva
oscura”) in cerca del Graal, vale sempre questo: finché “penserai” (cioè riterrai a
livello ontologico, profondo) che anche un solo frammento di Essere sia “fuori” di
te, in qualcun altro per esempio (“maestri” di ogni tipo compresi) non potrai
varcare la soglia.
Questo il significato reale, nascosto, esoterico dell’archetipica – ed ineliminabile,
nonostante le ideologie moderne, per esempio progressiste- gender, oppure
cattolico-progressiste – conflittualità intrinseca, ovunque e in ogni tempo, nei
rapporti tra uomini.
Il che, lo ribadisco ancora una volta, non elimina affatto la possibilità di profonde e
leali amicizie, sodalizi, anche iniziatici, tra uomini: al contrario: ne è il fondamento.
Si vede molto bene anche questo nel film, nelle scene dell’iniziazione del
protagonista, grazie all’amico-sodale-maestro-insegnante (parte recitata da Sean
Connery) oppure nella scena in cui compare l’amico-sodale-pari di colore.
Nell’iniziazione – di nuovo – assiste, ed è in realtà co-protagonista, si potrebbe dire
c a t a l i z z a t r i c e, co-iniziatrice e co-iniziata (“the warrior in me is the woman in
you”) e attivissima fautrice magico-alchemica la compagna dell’iniziando, il suo
grande amore.
Ribadisco ancora anche questo: l’essenziale s o l i t u d o / s i l e n t i u m /
indicibilità / enigma / dimensione di a g o n e - di fronte al Mistero non implica
neanche l’impossibilità di un profondo amore, di una condivisione profonda,
radicale, integrale, autentica, animica, viscerale, spirituale, esoterico-ieratica, sacra
con una donna: al contrario, di nuovo: ne è il fondamento.
Naturalmente il reale motivo, la reale natura di questo principio agonale
dell’esistenza, è sempre il principio esposto precedentemente: la necessità della
concentrazione, sintesi di t u t t o in sé: o meglio, nel Sé.
C o n i u n c t i o o p p o s i t o r u m.
Infine: questo principio è anche il motivo per cui, in ultima istanza, qualsiasi
definizione, ideologica, spirituale, religiosa, politica, filosofica, esoterica,
caratteriale, personale, psicologica, o di qualsiasi altro genere, è inaccettabile per il
singolo che aspiri alla liberazione/realizzazione.
Viene in mente anche il passo del Trattato del Ribelle di Jünger – reale fulcro
dell’intero testo, in cui il pensatore tedesco descrive l’istante in cui il Ribelle, il
singolo messo al bando (più o meno realmente o simbolicamente-interiormente: è
identico, su questo piano) incontra sé stesso, l’autentico sé stesso o Sé, nella
perfetta solitudine del bosco:
“Sta in questo il piacere degli spiriti forti, fra i quali annoveriamo anche il Ribelle.
In questo processo l’immagine riflessa si ricorda del modello originario da cui
irradia e in cui è inviolabile – in altri termini: l’essere ereditato ricorda il
fondamento di ogni eredità.
Questo incontro avviene in solitudine, e qui sta il suo fascino. Non vi assiste notaio
né sacerdote né dignitario. In quella solitudine l’uomo è sovrano, a patto che sappia
riconoscere il proprio rango. In questo senso egli è il Figlio del Padre, signore della
terra, creatura nata in virtù di un miracolo. Quando avvengono questi incontri,
anche l’aspetto sociale passa in secondo piano. Come nei tempi più remoti, l’uomo
si riappropria dei poteri del sacerdote e del giudice. Si spoglia delle astrazioni, delle
funzioni, delle divisioni del lavoro. Entra in rapporto con il tutto, con l’assoluto, da
cui trae una vibrante sensazione di felicità.
Ovviamente, a questo incontro non assiste neppure un medico.
(…)
Noi viviamo di questa possibilità: sfuggire alle funzioni.”
(Corsivo mio)
Aggiungo anche che possono esistere epoche, luoghi, comunità, gruppi, autori,
poeti, artisti, filosofi, forme di sapere consolidato che favoriscono il percorso
esoterico: il che non ne elimina la sostanziale s o l i t u d o.
Vengono in mente i versi di De André, dal suo album-testamento spirituale:
“E che grande il mio tempo
Che solitudine
Che bella compagnia.”
Più di questo, non è concesso dire.
Filmografia/bibliografia/discografia:
Highlander – L’ultimo immortale, di Russel Mulcahy, 1986
Negazione, Tutti pazzi, EP autoprodotto, 1985
Nerorgasmo, Nerorgasmo, 1997
Iron Maiden, Iron maiden, 1980
Iron Maiden, Piece of mind, 1983
Iron Maiden, Somewhere in time, 1986
Entombed, Left hand path, 1990
Sepultura, Arise, 1991
Furor Gallico, Songs from the earth, 2015
Agalloch, The mantle, 2002
Tangerine Dream, Legend, 1986
Rancid, ...And out come the wolves, 1995
Fabrizio De André, Anime salve, 1996 – in particolare la canzone che dà il titolo al
disco
Ben Harper, Woman in you – la versione più bella di questa canzone è secondo me
quella contenuta nel disco Live from Mars, 2001
Ernst Jünger, Trattato del ribelle, Adelphi, 1990
Julius Evola, Par delà Nietszche, Nino Aragno Editore, 2015
Hakim Bey, TAZ – Zone Temporaneamente Autonome, Shake Edizioni
Underground, 1993
Max Stirner, L’unico e la sua proprietà, Adelphi, 1979
Daniele Bolelli, Per un cuore da guerriero, add editore, 2015
Morihei Ueshiba, L’arte della pace, Edizioni Mediterranee
Sun-Tzu, L’arte della guerra, Barbes, 2008
Joseph Campbell, L’eroe dai mille volti, Feltrinelli Editore, 1958
Salvatore Brizzi, Guerrieri metropolitani, Anima, 2014
Friedrich Nietzsche, Così parlò Zarathustra, Adelphi, 1968
J. Louis Cavalan, Hervé Vernay, Matteo Luteriani, L’arte del combattere –
Intervista a Kenji Tokitsu, Luni Editrice, 1993
Hakim Bey, Il giardino dei cannibali. I viaggi filosofici di un sufi beat, Shake
Edizioni Underground
Claudio Risé, Il maschio selvatico, Red Edizioni, 2002
Robert Bly, Per diventare uomini. Come un bambino spaventato si può
trasformare in un uomo completo e maturo, Arnoldo Mondadori Editore, 1992
Anaïs Nin, Il delta di Venere, Bompiani, 1969
Henry Miller, Tropico del Cancro, Arnoldo Mondadori Editore, 1991
Lou Von Salomé, La materia erotica. Scritti di psicoanalisi, Mim Edizioni, 2018
Clarissa Pinkola Estés, Donne che corrono coi lupi, Edizioni Frassinelli, 1993
Daimones
Trovo particolarmente significativo il fatto che gli Eroi antichi, insieme agli Dei, alle Dee, e ad ogni tipo di creatura magico-mitologica, siano stati r i d o t t i dalla teologia cristiana a "demoni", nel senso cristiano del termine: "diavoli": incarnazione del male.